
Nel silenzio la luce che si rafforza di breve in breve, con il passare degli attimi e non nei tempi eterni, restituisce colore alla stanza: il senape dei cuscini color senape, il noce della credenza color noce, Il blu fiorito del quadro blu fiorito alla parete, il verde e bianco e verde del canovaccio verde e bianco e verde maldestramente appeso al becco del rubinetto, lo stesso bianco luce della bianca luce che entra dalla vetrata e ogni cosa tocca; finanche la TV, per lo più sempre spenta, dal nero profondo del suo schermo restituisce colore e lucentezza come uno goliardico specchio che par dica «son’ nero ma rifletto / se su di me non vuoi specchiarti / come in uno spocchioso specchio, accendini / per veder cos’altro trasmetto.». Non ti accenderò. Tutto si ravviva, anche la tenda che leggiadra dinanzi alla finestra un po’ aperta, nella sua estremità, muove in un respiro che seguo al pari con il mio, lento. Tutto è colore, tutto si ravviva. Il caffè fuma ancora, la mano trema, trema quel tanto e il tintinnio dolce della ceramica della tazzina sul piattino è il solo rumore nella stanza, da fuori il cinguettio di uccelli tra i rami robusti della magnolia sprigiona vita e libertà che potrei scambiare per gioia. (luca)
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Finché non diventa vanità non è libertà ma è solo l’anima in pena che si descrive mentre paradossalmente non si prescrive altro che accomodamenti. Perché così solitaria: è per esempio: questo che ti lega al foglio di carta e alla bianca pagina (si cancellò poi) e in ciò facendo tu vedesti aprirsi altre scarse ragioni di fare il morto. Morto o vivo che crudeltà: non hai alcun modo d’esprimere buone intenzioni che hanno tutta l’apparenza agli occhi incuriositi d’esser tutt’altro che libertà. Faccende oscure ti riempiono la mente di torture mal e difficili da sopportare ma tu nella tua chiarezza impervertita vedrai un giorno forse, forse (e ne sono sicura quasi) (se non muori) pervertirsi la tua anima in un più generoso dono che è lo scrivere adorando e perdendo ogni giorno della tua giornata perdendo la facilità che tu hai a descrivere queste minuzie di così poca importanza Amelia Rosselli (Parigi, 28 marzo 1930 - Roma, 11 febbraio 1996)
Poesia tratta da “Amelia Rosselli – Le poesie”, ed. Garzanti (1997) – sezione Documento 1966-1973, pag.241